La nascita delle Brigate e lo sviluppo[modifica | modifica sorgente]
I tifosi dell'Hellas durante la festa per lo scudetto.
La nascita delle Brigate Gialloblù[62] avvenne il 30 novembre 1971, presso il Bar Olimpia[63] di Borgo Venezia I primi brigatisti provenivano per lo più dalla grande città, mentre i primi paesi della provincia veronese in cui si sviluppò il fenomeno furono Cerea, Vigasio, Valeggio,Bovolone, Nogara e la Valpolicella.[64]
Le Brigate, come la maggioranza degli altri gruppi di tifosi organizzati, nacquero come apolitiche ed i primi scontri di rilievo si ebbero nel 1973 proprio con tifoserie apertamente schierate come quella bolognese. La svolta nello stile del tifo si ebbe nel 1976, quando i brigatisti strinsero la storica amicizia con i tifosi del Chelsea iniziando ad esporre allo stadio l'ancora oggi consueta Union Jack. I tifosi veronesi del ventennio d'oro divennero ben presto famosi per i cori, per la compattezza della loro curva e per l'originalità nel proporre testi sempre nuovi, oltre che per la tendenza a denigrare e a sminuire l'avversario di turno[63]. Gruppi con connotazione di destra (Gioventù Scaligera,Verona Front, Hellas Army) o di sinistra (Rude Boys) coesistevano nelle Brigate Gialloblu rispettandosi reciprocamente[63].
Nella seconda metà degli anni settanta, con l'aumentare della matrice politica in molti gruppi ultras tra cui le stesse Brigate e con la stipulazione della maggior parte dei gemellaggi e delle rivalità presenti ancor oggi tra tutte le tifoserie, i tafferugli e gli scontri tra tifosi si moltiplicarono. I tifosi del Verona, in seguito ad episodi come il "saccheggio" di Brescia del dicembre 1986 (in cui andarono danneggiate più di 500 auto) finirono nell'occhio del ciclone per non uscirne mai più[63]. Il fatto non passò inosservato e la Procura iniziò le indagini e le molteplici perquisizioni che portarono il 1º febbraio 1987 all'arresto di 12 veronesi con l'accusa di associazione a delinquere: per la prima volta un tifoso venne accostato alla figura di un vero e proprio criminale[63].
In seguito al ripetersi di incidenti e di tafferugli con l'intromissione sempre più insistente delle forze dell'ordine, il gruppo delle Brigate Gialloblù decise di sciogliersi il 14 novembre 1991 e passò il testimone alla Curva Sud che ne raccolse l'eredità, segnando l'inizio di una nuova era non solo del tifo veronese ma dell'intero mondo ultras[63].
La Curva Sud dopo lo scioglimento delle Brigate[modifica | modifica sorgente]
Tifosi del Verona
Lo scioglimento delle Brigate non intaccò minimamente la passione e l'entusiasmo dei tifosi gialloblù che rimasero ad applaudire la squadra anche dopo la retrocessione in Serie C del 2007. In quell'occasione per tutta la durata dei festeggiamenti dei tifosi e dei giocatori dello Spezia (risultati vincitori nel doppio confronto) la curva dell'Hellas rimase piena, ad intonare cori di sostegno e di appartenenza.[65]
Dopo questo risultato sportivo, nella campagna abbonamenti 2007-2008 le tessere sottoscritte dalla tifoseria aumentarono dalle 6073 dell'anno prima a 9635.[66] Negli anni della militanza in Serie C1 (poi Lega Pro Prima Divisione) le statistiche hanno poi continuato a riportare settimanalmente presenze da record allo stadio che si aggiravano tra le 10 000 e le 17 000 unità,[67][68] fino ad arrivare ai 25 328spettatori che assistettero alla partita tra Hellas Verona - Portogruaro.[69]
Il dato venne quasi eguagliato l'anno dopo, quando il Verona ormai ad un passo dalla promozione affrontò e sconfisse la Salernitana nella finale play-off: quel giorno erano presenti allo stadio 22 548 spettatori.[70]
Impegno nel sociale[modifica | modifica sorgente]Azionariato popolare (Verona col Cuore)[modifica | modifica sorgente]Il 4 aprile 2012, la società gialloblù ha lanciato il progetto Verona col Cuore che è una società cooperativa no profit nata per favorire la crescita economica del club e di partecipare direttamente al capitale sociale dello stesso finanziandolo con tutte le quote degli iscritti all'associazione.[71][72]
L'idea è nata dal successo del progetto inglese Myfootballclub che ha acquistato un vero club calcistico in 20 000 tifosi.[73]
L’obiettivo dell’associazione è quello di sostenere l'Hellas Verona, nelle scelte societarie, nella programmazione sportiva e strategica con la detenzione di quote societarie comprese fra il 5% e il 25%, partecipando attivamente alla vita della squadra e alle decisioni del Consiglio di Amministrazione. Attualmente, il numero degli iscritti all'associazione sono circa duemila.[74]
Gemellaggi e rivalità[modifica | modifica sorgente]Per approfondire, vedi Derby calcistici in Veneto.I tifosi dell'Hellas Verona sono gemellati con i sostenitori della Fiorentina. Un gemellaggio molto sentito, uno tra i primi nella storia del calcio italiano.[75] Altro gemellaggio della Curva Sud veronese è quello con i tifosi della Sampdoria che dura da più di vent'anni. Poi vi è un gemellaggio con la Triestina, questo risale agli anni settanta circa ed è molto sentito da entrambe le tifoserie, a causa delle forti convergenze delle due curve.[76] Ci sono poi ottimi rapporti ma non un vero e proprio gemellaggio con la tifoseria della Lazio, anch'essa gemellata con quella della Triestina.[77]
A livello internazionale l'amicizia più importante è quella con gli "Headhunters" del Chelsea risalente alla seconda metà degli anni 70', quando ad alcuni membri delle Brigate fu concesso di esporre il loro striscione nella temutissima Shed dei tifosi inglesi.[78] Un gran numero dei cori veronesi sono tratti dal repertorio dei tifosi del Chelsea, con testi tradotti e adattati, spesso in dialetto. Quando il Chelsea nel 1997 giocò la semifinale di Coppa delle Coppe contro il Vicenza (arcirivali del Verona), un gran numero di sostenitori dell'Hellas Verona era presente allo Stadio Romeo Menti di Vicenza insieme ai tifosi del Chelsea. Altre amicizie britanniche che coinvolgono vari gruppi ultras delle fazioni sono quelle con i sostenitori dell'Aberdeen e del Middlesbrough. Ci sono poi amicizie internazionali con gli Ultras Sur del Real Madrid e con le Brigadas Blanquiazules dell'Espanyol. Si avevano infine anticamente anche delle amicizie con i tifosi del Lecce e con gli ora sciolti Boulogne Boys del PSG.[79]
La più accesa tra le rivalità dei tifosi del Verona è senza dubbio quella con i supporters del Vicenza, la squadra contro cui gli scaligeri hanno giocato il maggior numero di volte (93).[80] Seguono a ruota quelle con il Brescia, il Napoli e il Genoa, a causa dei numerosi scontri avvenuti tra le opposte fazioni nel corso degli anni d'oro del tifo organizzato in Italia.
Ci sono poi gravi inimicizie con gli ultras del Livorno, del Modena e del Bologna a causa di rivalità sportive che risalgono all'alba del calcio in Italia ed anche per via delle visioni politiche totalmente opposte di buona parte delle tifoserie; dell'Atalanta e del Cagliari, con molteplici scontri tra le due tifoserie dentro e fuori gli stadi (nel caso dei sardi, soprattutto dopo la nascita dello storico grupposconvolts); dell'Udinese, per via dell'amicizia che lega triestini e veronesi; della Roma, con le opposte fazioni che si rispettano ma non si amano di certo, anche per via dell'amicizia politica che lega veronesi e laziali; del Pescara per via del gemellaggio che lega i delfini abruzzesi ai vicentini; le rivalità con il Catanzaro, la Reggina e la Salernitana toccarono tutte e tre il loro apice in altrettanti spareggi vinti dal Verona: uno per la promozione in serie A disputato a Terni nel 1975 contro il Catanzaro (1-0); un doppio spareggio salvezza per la permanenza in massima serie contro la Reggina nel 2001 (1-0, 2-1) ed un doppio spareggio per la promozione in Serie B contro la Salernitana nel 2011 (2-0, 1-0).
Sono pessimi anche i rapporti con i sostenitori delle tre big del calcio italiano: Milan (a cui il Verona costò due scudetti nel 1973 e nel 1990), Juventus (ripetutamente sconfitta e superata in campionato da Verona, Napoli e Roma nel corso degli anni 80) e Inter (ex gemellaggio interrotto bruscamente nel 2001 a causa di dissidi tra le due fazioni). Altro gemellaggio dissolto è quello con il Torino, in seguito al cambio generazionale delle due tifoserie che non si sono più trovate d'accordo, nonostante le due fazioni abbiano ancora in comune la fratellanza con i viola e l'odio per i bianconeri.
Altre rivalità degne di nota si hanno infine con Venezia, Mantova, Palermo, Varese, Ascoli, Pisa, Cesena, Ternana, Perugia, Como, Padova, Reggiana e con la maggior parte delle principali tifoserie del sud (ad esempio Bari, Taranto, Cosenza, Foggia, Crotone e Avellino).
La "rivalità" con il Chievo Verona[modifica | modifica sorgente]Per approfondire, vedi Derby di Verona.Fino al 2001 fra il Chievo ed il Verona non era mai esistito un vero e proprio rapporto competitivo: l'Hellas era il baluardo attorno al quale era ruotato per quasi tutto il Novecento il calcio veronese, mentre il Chievo era una piccola squadra di quartiere che aveva trascorso diversi decenni a giocare nelle categorie inferiori (solo a livello regionale fino al 1975). La prima promozione in serie B dei clivensi era arrivata solo nel 1994 e tra le due tifoserie – per ovvie ragioni numeriche e logistiche – non vi è di fatto mai potuta essere una vera rivalità sportiva; gli stessi supporter clivensi hanno sempre evitato di inimicarsi altri gruppi ultras, mantenendo un profilo neutrale[81], in antitesi rispetto ai tifosi del Verona che ne avevano invece fatto una delle loro prerogative[82].
L'arrivo in Serie A del Chievo nella stagione 2001-2002 iniziò però a cambiare le cose: permise innanzitutto al capoluogo veneto di diventare la quinta città italiana (dopo Milano, Roma, Torino eGenova) a poter vantare un derby in massima serie – chiamato il derby della Scala o, più raramente, il derby dell'Arena –, ed inoltre mise per la prima volta realmente sullo stesso piano le due società, sconvolgendo le gerarchie fin lì in essere. Negli otto precedenti in seconda serie, Chievo ed Hellas si erano divisi tre vittorie a testa e due pareggi (la più larga vittoria fu realizzata dall'Hellas nella stagione 1997-1998, quando i Mussi persero 4-0 nel girone di ritorno)[83].
Lo Stadio Bentegodi, sede degli incontri di entrambi i club.
Il primo derby in massima serie si disputò il 18 novembre 2001, con le due squadre veronesi che si trovavano peraltro tra le prime quattro in classifica[84]. La stracittadina venne fatta sua dall'Hellas Verona, che rimontò il doppio vantaggio del Chievo e vinse 3-2; i marcatori dei gol furono Eriberto e Corini per il Chievo e Oddo, Lanna (autorete) e Camoranesi per l'Hellas[85]. Il Chievo vinse invece il derby di ritorno; una doppietta di Cossato andò infatti a rimontare l'iniziale vantaggio dell'Hellas ad opera di Mutu[86].
Negli anni successivi, complice la buona gestione societaria Campedelli-Sartori sulla sponda clivense, e quella tribolata Pastorello-Cannella su quella scaligera[87], la squadra del quartiere rimase una presenza fissa nella massima serie italiana, mentre la più blasonata iniziò un lento declino. Dopo la retrocessione dell'Hellas in Serie C nel 2007, s'iniziò a parlare seriamente di una fusione tra le due formazioni[88]; il tutto con l'appoggio della politica e dei banchieri cittadini, che paventavano l'idea di unire le capacità societarie del Chievo[89] con la tifoseria numericamente ed economicamente molto più fruttuosa del Verona[90]. Ad opporsi al progetto (inizialmente portato avanti in segreto) furono i tifosi – quelli dell'Hellas, assieme a piccoli gruppi della tifoseria clivense –, e l'allora presidente del Verona Martinelli, il quale decise di continuare a gestire il club da solo e senza l'aiuto dell'amico-rivale Campedelli[91].
La "guerra dei simboli" scoppiata nell'estate del 2010 e combattuta a suon di comunicati stampa[92][93] riportò in auge la discussione tra le opposte fazioni sportive riguardante i colori e gli stemmi societari impiegati dal Chievo. I Butei già rimproveravano ai Mussi l'utilizzo degli stessi colori sociali (quando i colori originali del Chievo erano il bianco e l'azzurro)[94], il giocare nello stesso stadio (dopo l'abbandono del vecchio campo parrocchiale "Carlantonio Bottagisio" nel 1986) e l'aggiunta, nel 1990, del nome della città alla propria denominazione sociale (diventando Chievo Verona).
A tutto questo, alla vigilia della stagione 2010-2011 si aggiunse il fatto che la società della Diga, durante la sua campagna abbonamenti, tra i vari simboli promozionali utilizzò un cavaliere con un drappo su cui era rappresentato lo stemma della dinastia scaligera, la Scala: questo fece montare nuovamente la protesta dei sostenitori dell'Hellas[95], i quali identificavano il simbolo come proprio dagli anni settanta e vedevano quindi il tutto come un tentativo del Chievo di prendere idealmente il posto e l'identità del Verona nell'immaginario collettivo, emulando i simboli e i colori che avevano reso celebre la società scaligera[96]. Il presidente clivense Campedelli replicò alle accuse sostenendo che l'antica Scala fosse da intendere come rappresentante di tutta Verona e provincia[97] e dimostrò come la sua squadra utilizzasse la Scala sulle maglie fin dagli anni trenta. La tifoseria scaligera rimase però ferma sulle proprie posizioni[98], così la questione-simboli contribuì a rinfocolare questa recente rivalità cittadina.
La promozione in Serie A del Verona ottenuta nel 2013 ha riportato entrambe le squadre nuovamente sullo stesso livello sportivo.
I tifosi dell'Hellas durante la festa per lo scudetto.
La nascita delle Brigate Gialloblù[62] avvenne il 30 novembre 1971, presso il Bar Olimpia[63] di Borgo Venezia I primi brigatisti provenivano per lo più dalla grande città, mentre i primi paesi della provincia veronese in cui si sviluppò il fenomeno furono Cerea, Vigasio, Valeggio,Bovolone, Nogara e la Valpolicella.[64]
Le Brigate, come la maggioranza degli altri gruppi di tifosi organizzati, nacquero come apolitiche ed i primi scontri di rilievo si ebbero nel 1973 proprio con tifoserie apertamente schierate come quella bolognese. La svolta nello stile del tifo si ebbe nel 1976, quando i brigatisti strinsero la storica amicizia con i tifosi del Chelsea iniziando ad esporre allo stadio l'ancora oggi consueta Union Jack. I tifosi veronesi del ventennio d'oro divennero ben presto famosi per i cori, per la compattezza della loro curva e per l'originalità nel proporre testi sempre nuovi, oltre che per la tendenza a denigrare e a sminuire l'avversario di turno[63]. Gruppi con connotazione di destra (Gioventù Scaligera,Verona Front, Hellas Army) o di sinistra (Rude Boys) coesistevano nelle Brigate Gialloblu rispettandosi reciprocamente[63].
Nella seconda metà degli anni settanta, con l'aumentare della matrice politica in molti gruppi ultras tra cui le stesse Brigate e con la stipulazione della maggior parte dei gemellaggi e delle rivalità presenti ancor oggi tra tutte le tifoserie, i tafferugli e gli scontri tra tifosi si moltiplicarono. I tifosi del Verona, in seguito ad episodi come il "saccheggio" di Brescia del dicembre 1986 (in cui andarono danneggiate più di 500 auto) finirono nell'occhio del ciclone per non uscirne mai più[63]. Il fatto non passò inosservato e la Procura iniziò le indagini e le molteplici perquisizioni che portarono il 1º febbraio 1987 all'arresto di 12 veronesi con l'accusa di associazione a delinquere: per la prima volta un tifoso venne accostato alla figura di un vero e proprio criminale[63].
In seguito al ripetersi di incidenti e di tafferugli con l'intromissione sempre più insistente delle forze dell'ordine, il gruppo delle Brigate Gialloblù decise di sciogliersi il 14 novembre 1991 e passò il testimone alla Curva Sud che ne raccolse l'eredità, segnando l'inizio di una nuova era non solo del tifo veronese ma dell'intero mondo ultras[63].
La Curva Sud dopo lo scioglimento delle Brigate[modifica | modifica sorgente]
Tifosi del Verona
Lo scioglimento delle Brigate non intaccò minimamente la passione e l'entusiasmo dei tifosi gialloblù che rimasero ad applaudire la squadra anche dopo la retrocessione in Serie C del 2007. In quell'occasione per tutta la durata dei festeggiamenti dei tifosi e dei giocatori dello Spezia (risultati vincitori nel doppio confronto) la curva dell'Hellas rimase piena, ad intonare cori di sostegno e di appartenenza.[65]
Dopo questo risultato sportivo, nella campagna abbonamenti 2007-2008 le tessere sottoscritte dalla tifoseria aumentarono dalle 6073 dell'anno prima a 9635.[66] Negli anni della militanza in Serie C1 (poi Lega Pro Prima Divisione) le statistiche hanno poi continuato a riportare settimanalmente presenze da record allo stadio che si aggiravano tra le 10 000 e le 17 000 unità,[67][68] fino ad arrivare ai 25 328spettatori che assistettero alla partita tra Hellas Verona - Portogruaro.[69]
Il dato venne quasi eguagliato l'anno dopo, quando il Verona ormai ad un passo dalla promozione affrontò e sconfisse la Salernitana nella finale play-off: quel giorno erano presenti allo stadio 22 548 spettatori.[70]
Impegno nel sociale[modifica | modifica sorgente]Azionariato popolare (Verona col Cuore)[modifica | modifica sorgente]Il 4 aprile 2012, la società gialloblù ha lanciato il progetto Verona col Cuore che è una società cooperativa no profit nata per favorire la crescita economica del club e di partecipare direttamente al capitale sociale dello stesso finanziandolo con tutte le quote degli iscritti all'associazione.[71][72]
L'idea è nata dal successo del progetto inglese Myfootballclub che ha acquistato un vero club calcistico in 20 000 tifosi.[73]
L’obiettivo dell’associazione è quello di sostenere l'Hellas Verona, nelle scelte societarie, nella programmazione sportiva e strategica con la detenzione di quote societarie comprese fra il 5% e il 25%, partecipando attivamente alla vita della squadra e alle decisioni del Consiglio di Amministrazione. Attualmente, il numero degli iscritti all'associazione sono circa duemila.[74]
Gemellaggi e rivalità[modifica | modifica sorgente]Per approfondire, vedi Derby calcistici in Veneto.I tifosi dell'Hellas Verona sono gemellati con i sostenitori della Fiorentina. Un gemellaggio molto sentito, uno tra i primi nella storia del calcio italiano.[75] Altro gemellaggio della Curva Sud veronese è quello con i tifosi della Sampdoria che dura da più di vent'anni. Poi vi è un gemellaggio con la Triestina, questo risale agli anni settanta circa ed è molto sentito da entrambe le tifoserie, a causa delle forti convergenze delle due curve.[76] Ci sono poi ottimi rapporti ma non un vero e proprio gemellaggio con la tifoseria della Lazio, anch'essa gemellata con quella della Triestina.[77]
A livello internazionale l'amicizia più importante è quella con gli "Headhunters" del Chelsea risalente alla seconda metà degli anni 70', quando ad alcuni membri delle Brigate fu concesso di esporre il loro striscione nella temutissima Shed dei tifosi inglesi.[78] Un gran numero dei cori veronesi sono tratti dal repertorio dei tifosi del Chelsea, con testi tradotti e adattati, spesso in dialetto. Quando il Chelsea nel 1997 giocò la semifinale di Coppa delle Coppe contro il Vicenza (arcirivali del Verona), un gran numero di sostenitori dell'Hellas Verona era presente allo Stadio Romeo Menti di Vicenza insieme ai tifosi del Chelsea. Altre amicizie britanniche che coinvolgono vari gruppi ultras delle fazioni sono quelle con i sostenitori dell'Aberdeen e del Middlesbrough. Ci sono poi amicizie internazionali con gli Ultras Sur del Real Madrid e con le Brigadas Blanquiazules dell'Espanyol. Si avevano infine anticamente anche delle amicizie con i tifosi del Lecce e con gli ora sciolti Boulogne Boys del PSG.[79]
La più accesa tra le rivalità dei tifosi del Verona è senza dubbio quella con i supporters del Vicenza, la squadra contro cui gli scaligeri hanno giocato il maggior numero di volte (93).[80] Seguono a ruota quelle con il Brescia, il Napoli e il Genoa, a causa dei numerosi scontri avvenuti tra le opposte fazioni nel corso degli anni d'oro del tifo organizzato in Italia.
Ci sono poi gravi inimicizie con gli ultras del Livorno, del Modena e del Bologna a causa di rivalità sportive che risalgono all'alba del calcio in Italia ed anche per via delle visioni politiche totalmente opposte di buona parte delle tifoserie; dell'Atalanta e del Cagliari, con molteplici scontri tra le due tifoserie dentro e fuori gli stadi (nel caso dei sardi, soprattutto dopo la nascita dello storico grupposconvolts); dell'Udinese, per via dell'amicizia che lega triestini e veronesi; della Roma, con le opposte fazioni che si rispettano ma non si amano di certo, anche per via dell'amicizia politica che lega veronesi e laziali; del Pescara per via del gemellaggio che lega i delfini abruzzesi ai vicentini; le rivalità con il Catanzaro, la Reggina e la Salernitana toccarono tutte e tre il loro apice in altrettanti spareggi vinti dal Verona: uno per la promozione in serie A disputato a Terni nel 1975 contro il Catanzaro (1-0); un doppio spareggio salvezza per la permanenza in massima serie contro la Reggina nel 2001 (1-0, 2-1) ed un doppio spareggio per la promozione in Serie B contro la Salernitana nel 2011 (2-0, 1-0).
Sono pessimi anche i rapporti con i sostenitori delle tre big del calcio italiano: Milan (a cui il Verona costò due scudetti nel 1973 e nel 1990), Juventus (ripetutamente sconfitta e superata in campionato da Verona, Napoli e Roma nel corso degli anni 80) e Inter (ex gemellaggio interrotto bruscamente nel 2001 a causa di dissidi tra le due fazioni). Altro gemellaggio dissolto è quello con il Torino, in seguito al cambio generazionale delle due tifoserie che non si sono più trovate d'accordo, nonostante le due fazioni abbiano ancora in comune la fratellanza con i viola e l'odio per i bianconeri.
Altre rivalità degne di nota si hanno infine con Venezia, Mantova, Palermo, Varese, Ascoli, Pisa, Cesena, Ternana, Perugia, Como, Padova, Reggiana e con la maggior parte delle principali tifoserie del sud (ad esempio Bari, Taranto, Cosenza, Foggia, Crotone e Avellino).
La "rivalità" con il Chievo Verona[modifica | modifica sorgente]Per approfondire, vedi Derby di Verona.Fino al 2001 fra il Chievo ed il Verona non era mai esistito un vero e proprio rapporto competitivo: l'Hellas era il baluardo attorno al quale era ruotato per quasi tutto il Novecento il calcio veronese, mentre il Chievo era una piccola squadra di quartiere che aveva trascorso diversi decenni a giocare nelle categorie inferiori (solo a livello regionale fino al 1975). La prima promozione in serie B dei clivensi era arrivata solo nel 1994 e tra le due tifoserie – per ovvie ragioni numeriche e logistiche – non vi è di fatto mai potuta essere una vera rivalità sportiva; gli stessi supporter clivensi hanno sempre evitato di inimicarsi altri gruppi ultras, mantenendo un profilo neutrale[81], in antitesi rispetto ai tifosi del Verona che ne avevano invece fatto una delle loro prerogative[82].
L'arrivo in Serie A del Chievo nella stagione 2001-2002 iniziò però a cambiare le cose: permise innanzitutto al capoluogo veneto di diventare la quinta città italiana (dopo Milano, Roma, Torino eGenova) a poter vantare un derby in massima serie – chiamato il derby della Scala o, più raramente, il derby dell'Arena –, ed inoltre mise per la prima volta realmente sullo stesso piano le due società, sconvolgendo le gerarchie fin lì in essere. Negli otto precedenti in seconda serie, Chievo ed Hellas si erano divisi tre vittorie a testa e due pareggi (la più larga vittoria fu realizzata dall'Hellas nella stagione 1997-1998, quando i Mussi persero 4-0 nel girone di ritorno)[83].
Lo Stadio Bentegodi, sede degli incontri di entrambi i club.
Il primo derby in massima serie si disputò il 18 novembre 2001, con le due squadre veronesi che si trovavano peraltro tra le prime quattro in classifica[84]. La stracittadina venne fatta sua dall'Hellas Verona, che rimontò il doppio vantaggio del Chievo e vinse 3-2; i marcatori dei gol furono Eriberto e Corini per il Chievo e Oddo, Lanna (autorete) e Camoranesi per l'Hellas[85]. Il Chievo vinse invece il derby di ritorno; una doppietta di Cossato andò infatti a rimontare l'iniziale vantaggio dell'Hellas ad opera di Mutu[86].
Negli anni successivi, complice la buona gestione societaria Campedelli-Sartori sulla sponda clivense, e quella tribolata Pastorello-Cannella su quella scaligera[87], la squadra del quartiere rimase una presenza fissa nella massima serie italiana, mentre la più blasonata iniziò un lento declino. Dopo la retrocessione dell'Hellas in Serie C nel 2007, s'iniziò a parlare seriamente di una fusione tra le due formazioni[88]; il tutto con l'appoggio della politica e dei banchieri cittadini, che paventavano l'idea di unire le capacità societarie del Chievo[89] con la tifoseria numericamente ed economicamente molto più fruttuosa del Verona[90]. Ad opporsi al progetto (inizialmente portato avanti in segreto) furono i tifosi – quelli dell'Hellas, assieme a piccoli gruppi della tifoseria clivense –, e l'allora presidente del Verona Martinelli, il quale decise di continuare a gestire il club da solo e senza l'aiuto dell'amico-rivale Campedelli[91].
La "guerra dei simboli" scoppiata nell'estate del 2010 e combattuta a suon di comunicati stampa[92][93] riportò in auge la discussione tra le opposte fazioni sportive riguardante i colori e gli stemmi societari impiegati dal Chievo. I Butei già rimproveravano ai Mussi l'utilizzo degli stessi colori sociali (quando i colori originali del Chievo erano il bianco e l'azzurro)[94], il giocare nello stesso stadio (dopo l'abbandono del vecchio campo parrocchiale "Carlantonio Bottagisio" nel 1986) e l'aggiunta, nel 1990, del nome della città alla propria denominazione sociale (diventando Chievo Verona).
A tutto questo, alla vigilia della stagione 2010-2011 si aggiunse il fatto che la società della Diga, durante la sua campagna abbonamenti, tra i vari simboli promozionali utilizzò un cavaliere con un drappo su cui era rappresentato lo stemma della dinastia scaligera, la Scala: questo fece montare nuovamente la protesta dei sostenitori dell'Hellas[95], i quali identificavano il simbolo come proprio dagli anni settanta e vedevano quindi il tutto come un tentativo del Chievo di prendere idealmente il posto e l'identità del Verona nell'immaginario collettivo, emulando i simboli e i colori che avevano reso celebre la società scaligera[96]. Il presidente clivense Campedelli replicò alle accuse sostenendo che l'antica Scala fosse da intendere come rappresentante di tutta Verona e provincia[97] e dimostrò come la sua squadra utilizzasse la Scala sulle maglie fin dagli anni trenta. La tifoseria scaligera rimase però ferma sulle proprie posizioni[98], così la questione-simboli contribuì a rinfocolare questa recente rivalità cittadina.
La promozione in Serie A del Verona ottenuta nel 2013 ha riportato entrambe le squadre nuovamente sullo stesso livello sportivo.